Sapevo che il compito non sarebbe stato facile. Avrei dovuto trovare il modo di entrare nel maniero. E superare chissà quali difficoltà. Ecco il contrasto. Come potevo esser così tranquillo, quasi sereno, al cospetto di tanto ignoto?
Avevo acquistato alla bancarella di quel tipo strano, che vendeva libri antichi, un vecchio Siddharta; dal quale era uscita, nella sopraccoperta, questo foglio sdrucito che tenevo in mano. Con tutte le indicazioni per trovare e impossessarsi di un… tesoro! Addirittura! Così almeno si diceva in questa strana e sottile pergamena.
Non saprei dire come, ma, d’improvviso, mi ritrovo all’interno del castello. Medioevale. Ben arredato. Dava la sensazione di essere un’abitazione viva, con delle persone normali, intendo. Tutto pulito, sontuoso addirittura, con delle belle armature lucide e pulite. Anche il pavimento, a grandi scacchi bianche e neri, era lucido e pulito. Ma tutto è silenzio e non sembra esserci anima viva.
Penso al tesoro. Mi ritrovo in un’altra stanza del castello. Davanti a me c’e’ una cassa. Rinforzata da ferri e bulloni, con una grossa chiave antica inserita nella serratura. Un bel forziere delle dimensioni di un cassettone.
Mi avvicino. La mia attenzione è tutta sulla mano che sta per afferrare la chiave. È fredda. La giro con facilità e sento il clack della serratura che scatta. Apro con grande circospezione il forziere. È pesante, ma i cardini funzionano alla perfezione. Guardo all’interno… Sembra vuoto, ma dentro, in fondo, vedo qualcosa di lucente. Mi avvicino ancor di più. Metto la testa dentro al cassettone per capire meglio e cosa vedo?
La mia immagine, riflessa in uno specchio!
Mi sveglio di soprassalto nel mio letto. Contento.
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