Fare pace con tua madre. Fare pace con tuo fratello. Ma non con le persone fisiche là fuori. Non avrebbe alcun senso tentare di esteriorizzare questo movimento alchemico, assolutamente interno. Si tratta, invece, di fare pace con le nostre immagini, le nostre personificazioni; quelle che noi ci siamo fatti di loro. La nostra realtà. Che è qui dentro. Costruita nella nostra particolare e specifica storia di interazioni e relazioni con loro e quindi in definitiva un nostro esclusivo prodotto.
Se là fuori è lo specchio di qui dentro – e non ci sono proprio dubbi in questo, basta ricordarsene – allora il movimento importante da prendere in considerazione è in qualche modo riflessivo. Autoriflessivo. Autocontenuto. E non potrebbe essere altrimenti. Noi possiamo agire solo laddove possiamo operare, ovvero nel nostro universo locale, nella nostra soggettività, in definitiva, al limite di un solipsismo operativo.
Fare pace con una parte di noi stessi. Comprendendolo effettivamente. Accorgendosene.
Ricordandosene, durante la quotidianità, il più spesso possibile…
Crediti immagine: www.mcescher.com/gallery/italian-period/hand-with-reflecting-sphere/