Ci sentiamo spinti con forza e grande urgenza alle seguenti riflessioni, per la smodata arroganza che percepiamo in certe affermazioni di questi giorni, che, a nostro parere, non possono proprio essere sottaciute. Anche per il continuo rimbalzo da un’agenzia di stampa all’altra, da un TG al suo “approfondimento” televisivo del caso, che del tutto passivamente, senza un minimo di dibattito – non diciamo di critica, per carità – scorre sotto i nostri occhi stupiti, ma con grande apparente soddisfazione del fine dicitore o del giornalista del momento.

Voce unica, pensiero unico. Così parlò Zarathustra. Punto.

La domanda di fondo è già nel titolo: «che cos’è la Scienza, quella con la S maiuscola?»

Ci ponevamo domande di questo tipo, giovani laureati in fisica, già negli anni ’70, quando avevamo l’ardire, per tentare di indagare il concetto e approfondirne le riflessioni, di leggere dei libri. Schiere di filosofi ed epistemologi hanno trattato e trattano questo tema, per cui noi, nel nostro piccolo, cercheremo qui, brevemente, di esporre alcuni dubbi personali, sulle modalità con cui certuni stanno, in questi giorni, affrontando il tema…  si fa per dire.

Diremmo con un approccio all’argomento leggermente apodittico, che tocca le più alte sfumature di facebookiana memoria: «o con me o contro di me. Vade retro pseudo-scienza!» Nella consueta sottigliezza da stadio, insomma. E l’argomentazione, bestia rara, del tutto assente nell’agone social-televisivo, è assolutamente indesiderabile, ovvio. Palati fini, certo!

Ma noi procediamo imperterriti, ben consapevoli di impattare come una goccia d’acqua nel vasto oceano.

E vai con la prima citazione, a proposito dell’assolutismo scientifico, estratta da un tipo, un certo Karl Popper 1 … chi sarà mai costui?

La scienza non è un sistema di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo.
[…] Quelli tra noi che non espongono volentieri le loro idee al rischio della confutazione non prendono parte al gioco della scienza.
[…] Il vecchio ideale scientifico dell’episteme – della conoscenza assolutamente certa, dimostrabile – si è rivelato un idolo. L’esigenza dell’oggettività scientifica rende ineluttabile che ogni asserzione della scienza rimanga necessariamente e per sempre allo stato di tentativo.
[…] Perché non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l’uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità.

Qui non vogliamo affermare che Popper abbia certamente ragione, perché  l’ha detto lui, ma solamente instillare qualche dubbio, anche nel lettore più frettoloso, che lo induca, quanto meno, ad approfondire un po’.

Citazione numero due, per tentare di rispondere alla domanda di che tipo di indagine possa essere quella scientifica, avvalendoci degli ignoti biologi Maturana e Varela (pensate, il primo non è presente nei social e il secondo, purtroppo, non è neanche più tra noi): 2

Una spiegazione è sempre una proposta che riformula e riorganizza le osservazioni eseguite su un fenomeno in un sistema di concetti accettabili da parte di un gruppo di persone che condividono un criterio di validità.

Per non appesantirne troppo la lettura – siamo nell’era della velocità, in fondo, tanto che alcuni appongono addirittura il tempo di lettura ben in evidenza all’inizio dell’articolo – rimandiamo alla citazione completa, ed esplicativa, degli autori suddetti.

In quel passo diviene ben evidente come anche la scienza – quella con la s minuscola, ben inteso – sia fatta da coloro che si definiscono scienziati. Un gruppo di persone, appunto. E cosa fa, come si comporta uno scienziato per essere considerato tale? Dovrebbe, almeno in linea di principio, utilizzare quello che gli scienziati stessi considerano il metodo scientifico.
Ovvero seguire un’appropriata e sistematica procedura, utilizzando una corretta strumentazione teorico-matematica e sperimentale,  la cui riproducibilità e indipendenza dall’osservatore possa essere garantita. E un buon esempio, appunto, di quale sia questa procedura è indicata proprio nella citazione completa di Maturana e Varela, di cui sopra.

Come dubbio finale da contrapporre alla sicumera dei “Veri Scienziati” vogliamo solo ricordare un altro carneade, ignoto ai più, senz’altro, che punta il dito sulla componente sociologica – oddio! – o almeno sociale della scienza. Sì, stiamo proprio tirando in ballo Thomas Khun 3 e le sue rivoluzioni paradigmatiche che sono, a ben guardare, richiamate anche dalla stessa coppia di biologi della precedente citazione.

Insomma, ci sembra di aver proposto qualche elemento per tentare, almeno, di generare qualche perplessità nei confronti delle certezze globali che stanno passando nei media in questi giorni, per tentare di aprire una discussione, un dialogo, una contestazione, pure, ma sempre aperta ad argomentazioni, mai definitiva, quindi, con chi vorrà farlo, naturalmente.

Il dominio delle certezze e degli assoluti non appartengono certo alla scienza, ma solo a quella con la S maiuscola, che, come tale, tende a identificarsi più ad un’ideologia 4, che ad una ricerca sincera, e che, come tale, resta del tutto chiusa sia a critiche che a evoluzioni.

Infine, viva l’attivista pro-scienza! 5

PS

Per quei pochissimi che fossero ancora in dubbio, e osassero approfondire, trasgredendo apertamente all’Appello al Sacro Patto Trasversale per la Scienza, li rimandiamo, a loro rischio e pericolo, naturalmente, al Manifesto for a Post-Materialist Science, di cui abbiamo tradotto alcuni passi …

PSPS

Con grande piacere segnaliamo, al proposito, la seguente Diffida


Karl R. Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, 1976, pp.308,311
2 Humberto Maturana e Francisco Varela, L’albero della conoscenza, Garzanti, 1987, p.41
3 Thomas S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, 1995
4 Nel senso proprio specificato dalla Treccani online,  al punto 4.b.
Ruolo di alcuni sedicenti firmatari l ‘Appello, che giustifica pienamente lo spirito Scientifico da tifoseria calcistica

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La Scienza, ma con la S maiuscola