Rabbi Bar di Radoschitz supplicò un giorno il suo maestro, il Veggente di Lublino: “Indicatemi un cammino universale al servizio di Dio!”
E lo zaddik rispose:
“Non si tratta di dire all’uomo quale cammino deve percorrere: perché c’è una via in cui si segue Dio con lo studio e un’altra con la preghiera, una col digiuno e un’altra mangiando.
È compito di ogni uomo conoscere bene verso quale cammino lo attrae il proprio cuore, e poi scegliere quello con tutte le [sue] forze”.
Gli uomini sono ineguali per natura e pertanto non bisogna cercare di renderli uguali. È infatti la [loro] diversità, la differenziazione delle loro qualità e delle loro tendenze, che costituisce la grande risorsa del genere umano.
In ognuno c’è qualcosa di prezioso che non c’è in nessun altro, ma l’uomo può scoprirlo solo se coglie veramente il proprio sentimento più profondo, il proprio desiderio fondamentale, che muove l’aspetto più intimo del proprio essere.
Ogni singolo uomo è cosa nuova nel mondo e deve portare a compimento la propria natura qui, ma in che cosa consista ciò che può e deve fare quell’uomo preciso e nessun altro, può rivelarsi a lui solo a partire da se stesso.
Liberamente tratto da: Martin Buber, Il cammino dell’uomo – Il cammino particolare, Edizioni Qiqajon,1990, pp.25-32