Lo spunto di questo post ci è dato dalla lettura di un interessante commento di Andrea Colamedici, nel quale, in sostanza, troviamo due concetti, secondo noi, molto interessanti e condivisibili.

Il Primo. Nel trattare, oggi, il rapporto che lega un leader politico alla massa che rappresenta e che governa, il nostro filosofo individua una relazione molto stretta, di codipendenza, tra queste due entità, il popolo e il politico, appunto.  Relazione, che nell’attuale era dei social, è resa particolarmente stretta e vincolante dall’uso di questi strumenti di comunicazione.

E questo ci rimanda, per riflesso, a un vecchio racconto di William Tenn, dal quale abbiamo tratto il titolo del post, che, ci colpì grandemente al tempo della sua prima lettura, correva l’anno 1977, allora, per la sua accattivante circolarità.1
Trattava, infatti, di uno strano legame esistente tra la volontà di un sovrano, in una società apparentemente democratica, tanto che il sovrano si definiva, appunto, Servitore di Tutti, lo Schiavo del Mondo, lo Sguattero della Civiltà, ma che esercitava, in realtà, un controllo assoluto sul proprio popolo. Regnava nel modo apparentemente più democratico possibile, come servitore del popolo, appunto, attraverso una gerarchia di individui, ignoti consiglieri di corte, i quali, in realtà, lo manipolavano e lo dirigevano, di fatto, verso propri scopi personali.
Ognuno ignorando l’esistenza dell’altro.
Una lunga catena di influenze personali nel forzare e dirigere, quindi, le decisioni e i comportamenti personali del proprio superiore, nella ferrea gerarchia che costituiva la catena di governo, per indirizzarne le decisioni e i comportamenti, e raggiungere, così, i propri intenti personali.
Una manipolazione puntuale e chirurgica, che, alla fine, arrivati proprio all’ultimo anello della catena di influenza, si richiude nel… nulla, come un meccanismo perfetto, ma acefalo, privo esso stesso di una qualche individualità.

Una perfetta personificazione della Burocrazia, se vogliamo, attraverso la fallace “volontà” di singoli individui…

Un breve racconto veramente intrigante e che getta qualche luce, a nostro parere, su alcune logiche di funzionamento della nostra società attuale, almeno nel rapporto leader-popolo, veicolato e regolato, oggi, sempre più, da immediate retroazioni, sempre più in real time, rese possibili proprio dall’utilizzo massiccio e massificato degli attuali social, in rete.

L’altro spunto, dall’articolo segnalato in apertura, è la considerazione che il politico che ci rappresenta può essere considerato, a tutti gli effetti, uno specchio, che, di fatto, restituisce l’immagine di noi stessi. In qualche modo, il leader di turno incarna, proprio, ciò che noi, come massa, stiamo manifestando di essere, volenti o nolenti, nel nostro insieme… una media, certamente, dei nostri stati individuali, di ciò che nell’insieme noi siamo.

Il politico del momento non è un bello spettacolo?

Ma noi, presi come un tutto, siamo effettivamente così diversi da quella manifestazione o forse non dobbiamo convenire che, in fondo, egli, in qualche modo, è la rappresentazione fedele di ciò che in effetti siamo?
E che, quindi, ci rappresenta… perfettamente?

E allora?

C’è un solo modo per iniziare un cambiamento, vero ed efficace – idea non certo nuova né tanto meno originale – iniziare a cambiare, partendo dall’unico soggetto a nostra disposizione e sul quale possiamo effettivamente operare… noi stessi.2

Ma, soprattutto, il questito su cui riflettere:
«è forse possibile che la metafora dello specchio sia molto più profonda e sostanziale di quanto non possiamo superficialmente intendere»?
Proprio nel senso di… due metà che si completano.


1 Tanto da sentire il bisogno, recentemente, di entrare in possesso di una copia del famoso libretto, un allegato a Panorama dell’agosto del 1977, il cui titolo originale è: The Servant Problem, Galaxy Publishing Corporation, 1953.
2 Concetto ben noto, sin dai tempi di Gandhi, e attualizzato anche in questo interessante libro di Salvatore Brizzi

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Il problema della servitù