Il coronavirus, o come diavolo lo volete chiamare, potrebbe rappresentare, a nostro modo di vedere, “prove tecniche di stato di polizia1”.

Siamo nel complottismo più profondo, certo, ma liberare un pensiero, come tale, non può essere considerato un fatto, e questo non è reato, vero? Almeno fino ad ora. Semplicemente provare a pensare, fare un esercizio di “invenzione creativa”.

Proviamo a vedere le cose in questo modo, da un altro punto di vista. Altro rispetto a che cosa? Rispetto a quello che immaginiamo stia succedendo in TV, che abbiamo la fortuna di non guardare, nei giornali, idem, e in tutto quel flusso informativo e/o formattativo che si chiama mainstream.

Guardiamo le agenzie di stampa in rete, e questo può bastare. Il loro messaggio? Ci ricorda il doppio legame in Bateson. Diffondere la paura più ancestrale di un invisibile quanto contagioso e mortale virus, per poi aggiungere, «niente panico, però, mi raccomando». Scuole chiuse, lavoro che si ferma, militari in assetto di guerra per le strade, e chi più ne ha più ne metta … ma, nervi a posto!

Mah. Solo due elementi. In Cina c’è uno solo laboratorio dove si “studiano” i virus. Nel resto del mondo leggiamo che ce ne sono una decina e più. Più o meno concentrati, nei paesi di lingua anglosassone. Ma la cosa più interessante è che il laboratorio in Cina è stato realizzato dall’OMS2, quindi non dai cinesi, o, almeno, non solo da loro.

Per non parlare, poi, dei recenti articoli e studi “scientifici” sull’ipotesi di pandemie, finanziati da grandi fondazioni – anch’esse globali – pubblicati tutti, ben prima del famoso evento del mercato del pesce di Wuhan. Informazione ottenuta questa da chissà quale fonte informativa, dotata, a ben guardare, di capacità quasi medianiche. Come si faccia a determinare immediatamente e con chirurgica esattezza un fatto pandemico, ci dovrebbe lasciare, almeno, un po’ perplessi.

Adesso, se quanto esposto fosse tutto vero, si potrebbe ragionare sul “cui prodest”. Che ci possa essere, in linea di principio e solo ipotizzandolo teoricamente, qualche interesse anti cinese in campo? Geopolitica da fantascienza? Di nuovo, mah… anche se a pensar male, a volte, ci si azzecca, no?

Comunque, se il tutto fosse progettato a tavolino, se si trattasse cioè di un modo per sviluppare un conflitto geopolitico per scopi più o meno nobili, quindi, scontri di potere a livello globale, si dovrebbe, comunque, disporre di un modo per controllare appunto le popolazioni, o quanto meno sorvegliarle. Farle reagire com’è opportuno che esse reagiscano… di loro spontanea volontà, insomma. Ecco, allora, che le forze dell’esercito sul territorio, così come il controllo dei flussi elettronici di denaro più minuti, e soprattutto il controllo puntuale dei media, che erogano pensiero-unico, ci sembrano elementi di una certa rilevanza, che potrebbero completare il quadro. E supportare, in qualche modo, la tesi di apertura: “prove tecniche di stato di polizia”.
Distopia, non orwelliana, ma, molto più intelligentemente, huxleyana, nella quale i soggetti siano talmente imbelli e deresponsabilizzati da desiderare, da anelare, addirittura, tali controlli, imposizioni e limitazioni.

Da ultimo,  un messaggio finale criptico, dedicato a quelle poche decine di persone che frequentano gli insegnamenti di “cenacoli estremi”.
Un virus, quale che esso sia, se naturale o prodotto in laboratorio, dev’esser sempre considerato frutto di questa Pianeta, di questa Terra, che ci ospita tutti e ci dona la vita. E alla quale tutti noi apparteniamo, in senso stretto. Ergo, anche il coronavirus è un fenomeno naturale, come qualsiasi cosa prodotta dall’uomo… Come naturali saranno e sono le conseguenze di tutto ciò che qui accade. Non possiamo, perciò, aver timore della vita. Ma viverla per ciò che essa è, e, naturalmente, per ciò che noi siamo…


Crediti immagine: elaborazone da Repubblica.it

1 La tecnologia applicata per controllare sistematicamente il singolo cittadino è operativa e operante.  In Coronavirus Fight, China Gives Citizens a Color Code, With Red Flags, The New York Times, 01/03/2020

2  Il laboratorio, in realtà, fu costruito grazie alla collaborazione della Francia e divenne solo in seguito un laboratorio di riferimento dell’OMS. Fonte: Franco Fracassi, Protocollo contagio. Come e perché avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto, Capitolo V29/09/2020


Segue una piccola rassegna di controinformazione, che raccoglieremo in questo strano periodo di tempo.

Video (47′) #covid19 Sbalorditive coincidenze, Roberto Quaglia, PantoraTV, 26/02/2020

Intervista a Stefano Montanari, trascritta, perché l’originale è stata, guarda caso, hackerata, 3/03/2020

Molto equilibrato, quanto denso di spunti, quest’altro video del filosofo Andrea Colamedici, che ci rimanda anche alla nostra personale responsabilità, 28/02/2020

Altrettanto denso, significativo, equilibrato e decisamente istruttivo questo intervento, nel bel mezzo della quarantena da day after in cui tutti noi siamo immersi, video (21′), Coronavirus, Nader Butto, 16/03/2020

Intervista radiofonica di Stefano Montanari da parte di Border Nights, puntata 343, inizio al 32′ ca, 17/03/2020

Intervento del Dr. Francesco Oliviero, (13′), 17/03/2020

Traduzione intervista a Luc Montagnier – CNEWS, (14′) 19/04/2020 Versione in francese, (19′)

Siamo tutti nell’esperimento di Stanford? – Adriano Zamperini, Byoblu, (16′) 24/04/2020

Lettera al governo da parte di un gruppo di medici, 28/05/2020

Dopo un anno di esperienza…
Science, Immunological characteristics govern the transition of COVID-19 to endemicity, 12/02/2021

L’aria che tira…
IBM Think Magazine, Usiamo la tecnologia per tornare alla normalità, 22/02/2021

Interessante aggiornamento di un medico che ha una certa esperienza in materia
R2020, Cosa succede in Tanzania? Incontro cone Leopoldo Salmaso, 02/03/2021

 

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