Partiamo. Primo spunto. Il noto biologo e saggista britannico Rupert Sheldrake – ricercatore di frontiera e quindi molto avversato dall’establishment – propone di indagare scientificamente l’ipotesi che esistano fenomeni di risonanza tra gli individui e i gruppi della propria specie, attraverso quelli che lui chiama campi morfici. Strutture sottili che verrebbero prodotte dagli individui stessi e che potrebbero in qualche modo retroagire sui comportamenti individuali. Superando addirittura le barriere temporali. Una sorta di concretizzazione dell’inconscio collettivo di junghiana memoria.
(per approfondimenti bibliografici, altre fonti)
Secondo spunto. IGI Partners. Una società di consulenza francese presenta una metodologia di trasformazione organizzativa rivolta alle aziende, attraverso un’intrigante racconto a fumetti.
L’idea è che le organizzazioni umane – tutte le organizzazioni a partire dalla coppia o dalla famiglia – producano la creazione di Matrix, di diverse dimensioni e potere, in grado di condizionare il comportamento dei partecipanti, attraverso il ruolo che i essi rivestono nella matrice organizzativa stessa. Gli autori arrivano ad ipotizzare che che la Matrix si possa comportare come un essere vivente, con propri scopi, e in qualche modo indipendente dagli stessi partecipanti-creatori. Affermazione forte in un contesto di business, vero?
Holacracy: a New Technology that Reinvents Management, p.11-23
Terzo spunto. Fred Burks, un giornalista statunitense, ex interprete per la Casa Bianca, che cura un sito di contro-informazione, ci racconta una sua esperienza di stato non ordinario. Leggiamo cosa ci dice (la traduzione e le evidenziazioni sono nostre):
[…] Vidi chiaramente come il vecchio paradigma pone il gruppo sopra l’individuo e stabilisce una gerarchia top-down che lo rinforza. Vidi come la mente del gruppo in questo paradigma crea una realtà consensuale alla quale gli individui si conformano.
Nel nuovo paradigma, tuttavia, ogni individuo coinvolto abbraccia il proprio ruolo come co-creatore paritetico in ogni gruppo di appartenenza e, in qualità di co-creatore paritetico della propria realtà, si assume la responsabilità personale della propria creazione. Perciò le nuove comunità che stiamo creando non avranno regole, quanto piuttosto linee-guida basate su intenzioni chiare e inflessibili. Ci stiamo spostando verso un luogo dove ognuno di noi è coinvolto in un processo continuo di co-creazione della nostra comune realtà, con una consapevolezza più profonda della divinità presente in ciascuno di noi.
Dream School, the Singularity – Fred Burks
Sin qui tre fonti, molto diverse tra loro, ma con concordanze significative sull’ipotesi che raggruppamenti di umani possano in qualche modo produrre, diciamo, qualcos’altro. Ad un livello più sottile di quello percepibile dai nostri sensi. E in grande assonanza col concetto esoterico di eggregora.
Arriviamo ora all’ultimo spunto. Nella proposta del tutto inedita di Fabio Ghioni, avulsa da qualsiasi tradizione esoterico-religioso mai esistita o esistente, ritroviamo, per la nostra pozione magica, un eccellente componente da mescolare nel nostro metaforico calderone. Si tratta dell’unica forma che – per l’autore in questione – è compatibile con la vita e con il pianeta Terra, il quale ci ospita e col quale tutti siamo inestricabilmente connessi. Stiamo parlando della forma circolare. Immaginiamo che gli individui di una comunità, organizzata secondo questa forma, siano disposti lungo una circonferenza, equidistanti tra loro. Ognuno svolge una propria funzione specifica e nessuno prevale sull’altro, poiché tutti sono posti allo stesso livello di importanza. E tutti sono equidistanti dal centro. Centro che possiamo considerare come l’identità di questa comunità di persone. Ultima importante caratteristica. Tutte le persone, così organizzate, sono in diretta relazione l’una con l’altra, possono cioè interagire tra loro in modo diretto. Proprio per questo il cerchio possiede una dimensione massima, al di là della quale la forma tende a disgregarsi, per effetto di scala, quando cioè venisse a mancare il contatto diretto tra gli elementi che la costituiscono. Fermo restando il fatto che una comunità circolare, può divenire, in modo ricorsivo, un elemento di organizzazioni più ampie, pur sempre con la stessa forma.
Apoteosi – Fabio Ghioni, cap XII, La forma di ogni cosa: il Cerchio
Detto tutto ciò, quali riflessioni trarre, seppure in modo tentativo?
Ebbene, per prima cosa desideriamo porre grande attenzione a fatti e fenomeni che ci appaiono troppo trascurati dal mainstream, e che invece dovrebbero farci riflettere. Tanto da farci domandare – come lo stesso Oscar di Montigny, nei suoi più recenti interventi – : “ci troviamo in un’epoca di cambiamenti o in un cambiamento d’epoca?” Noi con lui optiamo senz’altro per questa seconda possibilità. Un cambiamento di paradigma necessario e imminente, che richiede una mentalità e un approccio ai problemi del tutto nuovi. Una mentalità totalmente altra. Anche per quanto riguarda la costituzione delle nuove organizzazioni umane.
Proprio come hanno fatto gli inventori di questo nuovo modello organizzativo, che hanno chiamato LiquidoTM, presentato in questo whitepaper, e che stanno concretamente utilizzando per una loro società, la Cocoon Projects. Modello che incorpora – a nostro avviso – parecchi degli spunti sopra citati.
Le organizzazioni umane emergenti che avranno per prime l’ardire di rispecchiare e adeguarsi a tali principi – campi morfici, matrix e organizzazioni circolari – supereranno di gran lunga quelle che manterranno l’attuale forma gerarchica. E saranno di grande successo nel prossimo futuro. Noi ne siamo proprio convinti. E come dice l’adagio popolare, chi vivrà vedrà.