Attori automi che si muovono in loop,
anche se tu, sulle prime, proprio non te ne accorgi.

Percepisci una gran confusione… ordinata, 
già, proprio così, meccanicamente ordinata.

Sarà per la musica ritmica,  alienante? 
Sarà per l’atteggiamento inespressivo degli umani nella scena… ma avverti che gli unici personaggi viventi, nella rappresentazione, sembrano proprio loro:
le tre seggiole bianche.
Che prendono vita attraverso gli umani e il loro agire su di esse.

Ma, al contempo, percepisci anche l’interdipendenza dell’intero.
La connessione sincronica, cioè, di tutti gli elementi, più o meno viventi, che contribuiscono al tutto.
Metafora questa, non poco interessante davvero, della vita quotidiana. 
La nostra.


Corso di Teatro di Lorenzo Bastianelli

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La Macchina