— Theorist and entrepreneur, John Clippinger, discusses open sector phenomena and how it presents new opportunities and threats for traditional organizations, as well as for transforming governance.
Così Robert Wolcott ci presenta questa intervista, pubblicata il 4 gennaio 2018 nella rivista Maize.
Video molto interessante (25′) che introduce un concetto nuovo per noi. L’open sector. Non in opposizione al binomio pubblico-privato, ma che, in qualche modo, tende a trascenderli entrambi. Andando oltre. Superandoli. E che ricorda il nostro bene comune. Anche se qui lo spunto è molto orientato agli impatti tecnologici, protocolli open source e via discorrendo. Così ci pare di poter cogliere da questa conversazione sull’evoluzione delle organizzazioni umane e della nostra società tutta. Evoluzione, o vera e propria trasformazione, favorita anche dal consolidamento delle tecnolgie che oggi abbiamo a disposizione. E una in particolare, la blockchain, che, a noi, sta molto a cuore.
I punti di interesse sono numerosi. Quando si tratta di organizzazioni decentralizzate e Common Law, ad esempio, ci sovvengono immediatamente le originali riflessioni di Italo Cillo, di cui abbiamo già dato menzione in questo post. O quando si solleva «la nozione di self sovereign identity», così vicina alla mitologia dei WingMakers.
Per non dire dei criteri operativi che queste organizzazioni inedite, secondo l’intervistato – siamo più o meno al minuto 11 del video – corrispondono in modo puntuale alle riflessioni di Fred Burks, che da tempo avevano colpito la nostra attenzione. E infine quel senso di urgente responsabilità, che tutti noi dovremo avere nei confronti di una trasformazione strutturale, quasi epocale, che – sempre secondo John Clippinger – ci condurrà «ad un punto veramente critico nel giro di un paio di anni».
Staremo a vedere. Cercando naturalmente di prepararci, e di fare, nel nostro piccolo, la nostra parte.